Ecco perché l’Olimpico non attrae Cairo
NOSTRO INVIATO
MARCO BONETTO
GENOVA. Oggi è un miraggio immaginare un Torino proprietario dello stadio in cui gioca (da quest’anno senza più la Juventus come coinquilino). L’Olimpico - così com’è - non può certo costituire una particolare attrattiva. E i motivi sono essenzialmente due. Punto primo: la situazione contrattuale-legale. Punto secondo: le caratteristiche dello stadio e la sua area commerciale. Quanto al primo punto, occorre ricordare che - dai tempi del Torino di Cimminelli, poi fallito - lo stadio è ipotecato per 38 milioni. L’ex assessore allo Sport, l’avvocato Sbriglio, aveva anche dato mandato all’avvocatura del Comune affinché cominciasse un complesso iter burocratico-legale volto a inseguire la cancellazione delle ipoteche in Tribunale, ma poi tutto si è bloccato. Non sono soltanto le ipoteche a costituire un problema: ogni anno il Municipio è chiamato a versare circa un paio di milioni, così come riferiscono fonti comunali, per far fronte al mutuo acceso per la ristrutturazione dello stadio in vista delle Olimpiadi invernali del 2006. E il punto secondo? L’impianto ristrutturato per le Olimpiadi ha conservato lo spazio della vecchia pista d’atletica, non è uno stadio realizzato propriamente per il calcio, contiene solo 25 mila posti, nella concezione resta desueto, inoltre vanta appena 10 mila metri quadri di aree commerciali: un’inezia rispetto all’affare Delle Alpi-Juventus. Potrebbe invece avere una ragion d’essere anche economica un eventuale accordo a largo raggio che contempli pure il Filadelfia (da costruire un centro sportivo per gli allenamenti) e che partorisca aree commerciali ben più ampie, eventualmente anche in altre zone della città più “libere”.
SBRIGLIO SPIEGA. Restando in tema stadio, proprio l’ex assessore Sbriglio ha appena chiesto al presidente della quinta commissione, Cassiani, la convocazione della commissione stessa per conoscere novità e intendimenti del nuovo assessore allo Sport Gallo quanto alla situazione e ai destini dell’Olimpico e del Filadelfia. I tifosi, nell’attesa, sono in azione perché il Comune, proprietario dello stadio, lo intitoli al Grande Torino. «Anche a me farebbe enormemente piacere questa soluzione - dice Sbriglio, criticato perché durante il suo mandato era stata decisa la possibile vendita del nome dell’impianto a uno sponsor . La mia iniziativa, legata a tutti i grandi impianti sportivi della città, era un modo innovativo e al passo coi tempi per recuperare denaro eventualmente utile anche per la riqualificazione del Filadelfia. Il Comune inoltre ha il diritto di non accettare la proposta (nome e offerta economica, ndr) eventualmente portata dalla Reset Group. Insomma, quel bando di gara era un’opportunità in più. Peccato che sia stato interpretato in modo solo negativo ». Il sindaco Fassino ha comunque deciso di sospendere la vendita del nome. Si chiamerà per davvero stadio Grande Torino, un giorno? Di certo Cairo dovrà nuovamente trattare, nei prossimi mesi. L’affitto una tantum dello stadio scadrà a giugno.
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