venerdì 18 settembre 2009

E' permesso ?

La grigia lamiera ferisce, violenta quasi, la sensibilità del mio cuore. Il filo che lega pupille e ventricoli sussulta, mi spinge ad alzare gli occhi all’altrettanto grigio cielo. Lo faccio per chiedere perdono. Come se fosse colpa mia, come se fosse colpa nostra..noi che non abbiamo impedito.
Un gatto mi passa a fianco. Un miagolio sottile e penetrante è il suo timido saluto; mi capire che il permesso è accordato.
Timorosa scavalco l’alto gradino di cemento che faceva da base ad una lamiera divelta. Non so dove sia stata spostata, non la vedo intorno e sono convinta che se potessi interrogarla mi racconterebbe di urla e lotte, di cortei e bivacchi, di sacro e profano. Di desolazione. Quante cose mi direbbe.
Prima una gamba, poi l’altra. Sotto le mie scarpe i resti di una bottiglia di birra. A dieci passi da me, alla mia destra, tre bottiglie di plastica. Dal lato opposto sacchetti dello stesso materiale. Tutto ciò insulta la mia vista e la mia sensibilità. Non sono poi così convinta che siano solo degli sconosciuti passanti gli autori di questa bestemmia, e la mia rabbia monta. Chi predica bene e razzola male suscita la mia ira perché, se è vero che questa è la tua casa (è così che dici no?) perché la ingiuri in tal modo? Mi faccio largo tra l’erba troppo alta. Non vi entravo da qualche mese e devo ammettere che lo spettacolo che si para di fronte ai miei occhi ha lo stesso effetto di un cazzotto ben mirato allo stomaco.
Bentornata Sara. Ti aspettavo.
Mi volto: destra, sinistra. Poi di nuovo destra, ed ancora sinistra. Sono sola m ala voce prosegue, sa il mio nome, sapeva che sarei venuta.
Vieni, accomodati, fai come se fossi a casa tua.
Un’ironica risata conclude l’invito, una di quelle che, sono sicura, se potessi vedere, serrerebbe la bocca del mio interlocutore in un ghigno, quasi una smorfia ad occhi sottili. Maledico le mie gambe corte e tozze mentre salgo, quasi scalando, quel che resta di una gradinata alla mia sinistra.
Ed anche oggi ho una visita, siete in tanti a venire sai? Spesso venite in massa, ma io preferisco i visitatori solitari come te. Si chiacchiera meglio..cioè, IO parlo con più facilità. Ho tante cose da dire e mi piace osservare i vostri occhi, le vostre espressioni mentre sciorino tutto. Avete gli occhi di chi crede di sapere tutto, di chi si sente portatore della verità. Ed uscite di qui in pieno esame di coscienza, domandandovi se davvero la strada intrapresa è quella giusta.
Mentre la confusione regna sovrana, mi viene chiesto di tacere. Chi mi parla ha la voce del nonno benevolo con il nipotino avido di curiosità, una voce tonda che avvolge, stanca di viaggiare tra ricordi sempre più incerti. E così partite epiche e rimonte incredibili mi vengono narrate. Scopro particolari inimmaginabili di chi, fuori dal campo, un eroe poi non era. E sento parlare di noi. Di me e di tutti coloro i quali si dichiarano tifosi granata.
Sono un Toro ferito, caduto nella polvere. Sono un simbolo che fu cuore pulsante. Sono un motivo di vanto con chi pensiamo non possa provare un attaccamento così forte ad un qualcosa come noi, ma non vengo difeso abbastanza. Non credo più nel vostro affermare di essere Fratelli; se proprio tenete a questa etichetta ammettete piuttosto di essere tanti Caino. Se il vostro sogno è comune dovete lottare insieme. Smettetela di fare i “tuttologi”, sgonfiate il vostro ego perché da soli non si va da nessuna parte. Voglio tornare ad essere il Toro rampante che tante squadre ha terrorizzato. Il luogo dove sono stato ricacciato non mi appartiene, ma da solo questa risalita che tutti pretendete, io non la posso affrontare. Interrogatevi, domandatevi se state agendo come si dovrebbe o se unendosi non sarebbe più semplice ottenere ciò che voi, che IO..che noi sogniamo.
Il mio sguardo fisso sul prato coglie, attraverso un cristallino strato di lacrime gocce di pioggia che iniziano a cadere. Ora le sento anche su di me. Piove.
No Sara, non è pioggia. Sono lacrime, proprio come le tue. Chi vi osserva da lassù mentre dite di lottare per ciò che è stato anche loro, piange. Non posso dirti se piange per il troppo ridere di voi, o se lo fa mestamente per la tristezza. Ora vado.. Gigi si è messo in testa di sfidare Valentino. Stanno già scegliendo le squadre. Ci vediamo presto vero? Portami delle novità.
Non mi viene dato il tempo di replicare, capisco di essere rimasta sola.
Un miagolio. Mi volto e rivedo il piccolo felino che mi aveva dato il benvenuto poche ore prima. Devo andarmene, il messaggio tacito ma eloquente è chiarissimo. Non sarei dovuta entrare, ma me lo avete concesso.
Guardo quel che ancora c’è di una porta prima di allontanarmi e tutto mi è chiaro: finchè non saremo degni di quel che desideriamo, esso non verrà mai.

Sara Di Lorenzo


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