La nuova vita di Rosario Rampanti – ala di talento con la maglia del Toro, poi allenatore anche nelle nazionali giovanili – è nella politica. Assessore allo sport del Comune di Moncalieri, candidato a Torino con i Moderati, non è riuscito a entrare in Sala Rossa ma all’assessorato allo sport ha fatto – e continua a fare – più di un pensierino.
Rampanti, iniziamo da una valutazione sulla tornata elettorale.
“Per noi dei Moderati la sorpresa è stata l’entità del nostro successo. Io pensavo di arrivare al 7%, e sarebbe già stato un successo rispetto al 5% delle Regionali. Il voto ha premiato le persone in lista, tutte credibili e di sostanza, e le strategie indovinate dall’onorevole Portas”.Personalmente?“Personalmente mi è stato chiesto di aiutare il partito, io sono già assessore a Moncalieri, e sono contento di aver dato una mano”.
Adesso è il momento di fare la giunta. Rampanti è in corsa come assessore allo sport?
“Durante la campagna elettorale mi premeva sottolineare che mi sarebbe piaciuto occuparmi di Torino, in particolare dello sport, un settore in cui ho un’esperienza da non trascurare. Ribadisco che mi piacerebbe dare il mio contributo in ambito sportivo, ma mi tengo stretto il mio assessorato. Poi non è detto che tramite i colleghi approdati in Consiglio comunale non arrivi qualche input. Siamo in mano alla provvidenza…”.
Ai Moderati toccheranno almeno un paio di assessorati, no?
“Portas dialogherà con il nuovo Sindaco e troverà gli accordi giusti. Fassino è una persona corretta e leale, lo sarà anche questa volta”.Parliamo in teoria, allora. Se lei fosse assessore allo sport a Torino, quali sarebbero le sue priorità, da dove partirebbe? “Una delle priorità è ripensare al modo di far praticare lo sport ai giovani, nel senso che non è giusto che un ragazzo o una ragazza debba per forza iscriversi a una società e pagare. Bisogna dare a tutti la possibilità di praticare sport gratuitamente, senza pesare sulle famiglie”.
Le società sportive non nuotano nell’oro, servirebbero aiuti pubblici.
“Si può gestire tutto meglio, con l’appoggio dell’amministrazione pubblica nella gestione degli impianti e nella creazione di nuovi spazi. I particolari li tengo per me, non sono stato eletto, se la vedranno altri. Ma sono a disposizione per dare il mio contributo, anche da esterno”.
Allora propongo io un paio di argomenti. Il primo è scontato, per un vecchio cuore granata: il Filadelfia.
“Ho sempre detto che il cuore della storia, il simbolo del grande Toro è il Filadelfia. Non si potrà mai tornare ad alti livelli senza creare base solida dove far rinascere lo spirito di gruppo, dove i valori possano emergere”.
Quindi campo, non museo.
“Chiaro, il campo di calcio del Filadelfia come punto centrale per il Toro, per la squadra, i tifosi e la storia. Il museo ci stia pure, ma al Filadelfia bisogna fare gli allenamenti e giocare le partite, dev’essere un punto di incontro, il nodo della vita sociale con i tifosi”.
E le giovanili?
“Il Filadelfia non deve essere esclusivo della Prima squadra. Ai miei tempi c’era un custode e giardiniere che si chiamava Zoso, curava il Fila e il campo vicino, e ci giocavano la Prima squadra, la Demartino che era la squadra delle riserve, e la Primavera che allora si chiamava Juniores. Come faceva? Semplice. Con gente viziata non si va da nessuna parte”.
L’altro argomento è la gestione del post olimpico.
“Chiamparino e le giunte precedenti hanno fatto cose fantastiche per la città. Qualcuno dice che hanno lasciato a Torino dei debiti, ma è come il mutuo per la casa: adesso Torino ha strutture belle, solide, importanti, i presupposti per ospitare grandi eventi, sportivi e non solo, di primo piano. Il problema è riempire gli impianti di eventi, ma siamo sulla strada giusta. Il nuovo sindaco ei suoi incaricati dovranno gestire al meglio queste strutture, perché gli spazi vuoti sono costi enormi, gli spazi pieni una grande risorsa”.
Chiudiamo con una prima valutazione della sua esperienza a Moncalieri.
“Io sto cercando di collaborare al meglio con associazioni e società del territorio. Ricordo la prima riunione che ho convocato in assessorato, hanno partecipato poche società. All’ultima convocazione, due mesi fa, c’era la sala piena. È il segnale che siamo sulla strada giusta”.
Parlando di società di calcio, Moncalieri ha sfiorato il professionismo, qualche anno fa, mentre oggi c’è ben poco.
“È un punto dolente, mi sarebbe piaciuto trovare una situazione migliore. Ma il mio approccio è non mettere in evidenza il mio sport preferito, ma lavorare con tutti allo stesso modo, per me non esiste sport minore. Il mio compito è incentivare tutti gli sport, non solo il calcio”.
http://www.quotidianopiemontese.it/2011/05/19/rampanti-dal-toro-alla-politica-con-passione-le-sue-ricette-per-lo-sport-di-base-giovanile-il-fila/
Rampanti, iniziamo da una valutazione sulla tornata elettorale.
“Per noi dei Moderati la sorpresa è stata l’entità del nostro successo. Io pensavo di arrivare al 7%, e sarebbe già stato un successo rispetto al 5% delle Regionali. Il voto ha premiato le persone in lista, tutte credibili e di sostanza, e le strategie indovinate dall’onorevole Portas”.Personalmente?“Personalmente mi è stato chiesto di aiutare il partito, io sono già assessore a Moncalieri, e sono contento di aver dato una mano”.
Adesso è il momento di fare la giunta. Rampanti è in corsa come assessore allo sport?
“Durante la campagna elettorale mi premeva sottolineare che mi sarebbe piaciuto occuparmi di Torino, in particolare dello sport, un settore in cui ho un’esperienza da non trascurare. Ribadisco che mi piacerebbe dare il mio contributo in ambito sportivo, ma mi tengo stretto il mio assessorato. Poi non è detto che tramite i colleghi approdati in Consiglio comunale non arrivi qualche input. Siamo in mano alla provvidenza…”.
Ai Moderati toccheranno almeno un paio di assessorati, no?
“Portas dialogherà con il nuovo Sindaco e troverà gli accordi giusti. Fassino è una persona corretta e leale, lo sarà anche questa volta”.Parliamo in teoria, allora. Se lei fosse assessore allo sport a Torino, quali sarebbero le sue priorità, da dove partirebbe? “Una delle priorità è ripensare al modo di far praticare lo sport ai giovani, nel senso che non è giusto che un ragazzo o una ragazza debba per forza iscriversi a una società e pagare. Bisogna dare a tutti la possibilità di praticare sport gratuitamente, senza pesare sulle famiglie”.
Le società sportive non nuotano nell’oro, servirebbero aiuti pubblici.
“Si può gestire tutto meglio, con l’appoggio dell’amministrazione pubblica nella gestione degli impianti e nella creazione di nuovi spazi. I particolari li tengo per me, non sono stato eletto, se la vedranno altri. Ma sono a disposizione per dare il mio contributo, anche da esterno”.
Allora propongo io un paio di argomenti. Il primo è scontato, per un vecchio cuore granata: il Filadelfia.
“Ho sempre detto che il cuore della storia, il simbolo del grande Toro è il Filadelfia. Non si potrà mai tornare ad alti livelli senza creare base solida dove far rinascere lo spirito di gruppo, dove i valori possano emergere”.
Quindi campo, non museo.
“Chiaro, il campo di calcio del Filadelfia come punto centrale per il Toro, per la squadra, i tifosi e la storia. Il museo ci stia pure, ma al Filadelfia bisogna fare gli allenamenti e giocare le partite, dev’essere un punto di incontro, il nodo della vita sociale con i tifosi”.
E le giovanili?
“Il Filadelfia non deve essere esclusivo della Prima squadra. Ai miei tempi c’era un custode e giardiniere che si chiamava Zoso, curava il Fila e il campo vicino, e ci giocavano la Prima squadra, la Demartino che era la squadra delle riserve, e la Primavera che allora si chiamava Juniores. Come faceva? Semplice. Con gente viziata non si va da nessuna parte”.
L’altro argomento è la gestione del post olimpico.
“Chiamparino e le giunte precedenti hanno fatto cose fantastiche per la città. Qualcuno dice che hanno lasciato a Torino dei debiti, ma è come il mutuo per la casa: adesso Torino ha strutture belle, solide, importanti, i presupposti per ospitare grandi eventi, sportivi e non solo, di primo piano. Il problema è riempire gli impianti di eventi, ma siamo sulla strada giusta. Il nuovo sindaco ei suoi incaricati dovranno gestire al meglio queste strutture, perché gli spazi vuoti sono costi enormi, gli spazi pieni una grande risorsa”.
Chiudiamo con una prima valutazione della sua esperienza a Moncalieri.
“Io sto cercando di collaborare al meglio con associazioni e società del territorio. Ricordo la prima riunione che ho convocato in assessorato, hanno partecipato poche società. All’ultima convocazione, due mesi fa, c’era la sala piena. È il segnale che siamo sulla strada giusta”.
Parlando di società di calcio, Moncalieri ha sfiorato il professionismo, qualche anno fa, mentre oggi c’è ben poco.
“È un punto dolente, mi sarebbe piaciuto trovare una situazione migliore. Ma il mio approccio è non mettere in evidenza il mio sport preferito, ma lavorare con tutti allo stesso modo, per me non esiste sport minore. Il mio compito è incentivare tutti gli sport, non solo il calcio”.
http://www.quotidianopiemontese.it/2011/05/19/rampanti-dal-toro-alla-politica-con-passione-le-sue-ricette-per-lo-sport-di-base-giovanile-il-fila/
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