SBRIGLIO «Fassino metta nel Cda una figura forte»
«Ormai Chiabrera non partecipa alla Fondazione, ignorare il problema sarebbe poco responsabile»
STEFANO LANZO
TORINO
Avvocato Sbriglio, lei è consigliere di maggioranza al Comune di Torino, ex assessore allo Sport ed ex presidente del CdA della Fondazione Filadelfia, dunque conosce bene le dinamiche: a quali conclusioni è arrivato, riflettendo sulle ultime vicende?
«Il Comune deve avere un ruolo guida all’interno della Fondazione, non a caso il rappresentante comunale è il presidente del CdA: è una responsabilità, non un vezzo. La coesione all’interno della Fondazione è fondamentale, altrimenti non si va avanti. O almeno si va piano. E questo non va bene. Se il Comune fa da collante e l’ingranaggio si muove all’unisono, il Filadelfia può tornare prima. Altrimenti succede quello che abbiamo visto recentemente».
Cioè?
«Abbiamo visto che negli ultimi due CdA il presidente non era presente. Fatto quantomeno strano, anche perché è lo stesso presidente a convocare il CdA, quindi non possono reggere motivazioni legate ad altri impegni. Quando ho rimesso il mio mandato, al termine del periodo di Chiamparino da sindaco, ho chiesto a Fassino di affidare quel ruolo a una figura adatta, che conoscesse la storia del Filadelfia e certe dinamiche. Lui ha deciso di dare l’incarico a un suo stretto collaboratore come Chiabrera: scelta legittima, anche se io non ho mai nascosto le perplessità. Evidentemente non mi ero sbagliato».
Si aspettava questa situazione?
«Non in maniera così forte ed evidente. E sono convinto della buona fede del sindaco, ci mancherebbe. Così come ci tengo a sottolineare l’apprezzamento personale nei confronti dell’operato del mio successore in assessorato, Stefano Gallo. Però quello del presidente del CdA della Fondazione è un problema che va affrontato: non ha senso mettere la testa sotto la sabbia».
E secondo lei perché non è stato affrontato finora?
«Perché immagino che la situazione abbia creato qualche imbarazzo al sindaco. Però ripeto: la Fondazione ha bisogno di una figura forte. E in fretta: già venerdì ci sarà un CdA molto importante».
E’ un’autocandidatura?
«No, anche perché se fossi rimasto attaccato alla poltrona non mi sarei dimesso due anni fa. Il mio incarico è sempre stato pro tempore in attesa di trovare un candidato ideale. Certamente non è un mistero che mi piacerebbe poter dare una mano per il Filadelfia in maniera più diretta: da consigliere comunale posso farlo solo attraverso interpellanze. Piuttosto se Fassino ha bisogno di una mano per scegliere un sostituto di Chiabrera, si può concertare la decisione pescando il nome da una rosa di candidati di spessore».
Non sembra un argomento così urgente per il Comune.
«Però si è creato un paradosso. Da una parte c’è la richiesta perentoria alla Fondazione di presentare piano finanziario e progetto definitivo per erogare 3,5 milioni. E dall’altra c’è il rappresentante del Comune, il quale non partecipa a un CdA che deve lavorare per questa scadenza. Si capisce che è un controsenso. E un tifoso può leggere la situazione come una volontà di allungare i tempi. Dunque bisogna uscire da questa situazione e per farlo è necessario prendere una decisione, senza perdere altro tempo, cercando una figura all’altezza in grado di tirare le fila. Sarebbe poco responsabile non affrontare il problema».
Foto: Un velo sul Filadelfia: è lasciato all’abbandono da 16 anni
Avvocato Sbriglio, lei è consigliere di maggioranza al Comune di Torino, ex assessore allo Sport ed ex presidente del CdA della Fondazione Filadelfia, dunque conosce bene le dinamiche: a quali conclusioni è arrivato, riflettendo sulle ultime vicende?
«Il Comune deve avere un ruolo guida all’interno della Fondazione, non a caso il rappresentante comunale è il presidente del CdA: è una responsabilità, non un vezzo. La coesione all’interno della Fondazione è fondamentale, altrimenti non si va avanti. O almeno si va piano. E questo non va bene. Se il Comune fa da collante e l’ingranaggio si muove all’unisono, il Filadelfia può tornare prima. Altrimenti succede quello che abbiamo visto recentemente».
Cioè?
«Abbiamo visto che negli ultimi due CdA il presidente non era presente. Fatto quantomeno strano, anche perché è lo stesso presidente a convocare il CdA, quindi non possono reggere motivazioni legate ad altri impegni. Quando ho rimesso il mio mandato, al termine del periodo di Chiamparino da sindaco, ho chiesto a Fassino di affidare quel ruolo a una figura adatta, che conoscesse la storia del Filadelfia e certe dinamiche. Lui ha deciso di dare l’incarico a un suo stretto collaboratore come Chiabrera: scelta legittima, anche se io non ho mai nascosto le perplessità. Evidentemente non mi ero sbagliato».
Si aspettava questa situazione?
«Non in maniera così forte ed evidente. E sono convinto della buona fede del sindaco, ci mancherebbe. Così come ci tengo a sottolineare l’apprezzamento personale nei confronti dell’operato del mio successore in assessorato, Stefano Gallo. Però quello del presidente del CdA della Fondazione è un problema che va affrontato: non ha senso mettere la testa sotto la sabbia».
E secondo lei perché non è stato affrontato finora?
«Perché immagino che la situazione abbia creato qualche imbarazzo al sindaco. Però ripeto: la Fondazione ha bisogno di una figura forte. E in fretta: già venerdì ci sarà un CdA molto importante».
E’ un’autocandidatura?
«No, anche perché se fossi rimasto attaccato alla poltrona non mi sarei dimesso due anni fa. Il mio incarico è sempre stato pro tempore in attesa di trovare un candidato ideale. Certamente non è un mistero che mi piacerebbe poter dare una mano per il Filadelfia in maniera più diretta: da consigliere comunale posso farlo solo attraverso interpellanze. Piuttosto se Fassino ha bisogno di una mano per scegliere un sostituto di Chiabrera, si può concertare la decisione pescando il nome da una rosa di candidati di spessore».
Non sembra un argomento così urgente per il Comune.
«Però si è creato un paradosso. Da una parte c’è la richiesta perentoria alla Fondazione di presentare piano finanziario e progetto definitivo per erogare 3,5 milioni. E dall’altra c’è il rappresentante del Comune, il quale non partecipa a un CdA che deve lavorare per questa scadenza. Si capisce che è un controsenso. E un tifoso può leggere la situazione come una volontà di allungare i tempi. Dunque bisogna uscire da questa situazione e per farlo è necessario prendere una decisione, senza perdere altro tempo, cercando una figura all’altezza in grado di tirare le fila. Sarebbe poco responsabile non affrontare il problema».
Foto: Un velo sul Filadelfia: è lasciato all’abbandono da 16 anni
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