Cairo e Cellino sono accomunati dai problemi con gli stadi
TORINO. La questione stadi a Torino è uno dei problemi rimasti irrisolti nell’era Cairo. E pure un motivo di tensione con la tifoseria, estremamente sensibile riguardo l’argomento. C’è di mezzo il Filadelfia, chiaramente: la casa granata abbattuta nel 1997 e tutt’ora discarica a cielo aperto. Uno scandalo che ha tanti padri, non soltanto il Torino fallito e quello che ne ha raccolto l’eredità. Una vergogna alla quale adesso si cerca di porre rimedio, con il lavoro di una nuova Fondazione. Se il processo per il Filadelfia, con imperdonabile lentezza, si è finalmente innestato, decisamente più in alto mare è la situazione collegata allo stadio Olimpico, l’ex Comunale. Uscita di scena la Juventus, che possiede uno stadio di proprietà con il robusto sostegno del Comune di Torino, quella struttura sarebbe dovuta diventare unicamente del club di Cairo, a uso e consumo granata. Così è, però soltanto in parte. Perché l’accordo tra Torino Fc e Municipio è sempre lo stesso: affitto, da rinnovare anno dopo anno. Dello stadio di proprietà non se ne parla nemmeno. Anche perché attorno all’Olimpico aleggiano problematiche ormai incrostatesi negli anni e non risolvibile dalla sera alla mattina.
NAVIGARE A VISTA La mannaia che danza sopra la testa dell’ex Comunale è di 38 milioni di euro: la cifra dell’ipoteca che dal 2006 pende sull’area dell’impianto torinese. Mentre le ipoteche del Filadelfia sono state tolte nell’ultimo mandato di Chiamparino (sotto l’assessorato allo sport di Giuseppe Sbriglio), per l’Olimpico non è stata ancora avviata la macchina, che parte dall’avvocatura comunale per poi arrivare fino all’Agenzia delle Entrate. Un disagio non soltanto formale: a conti fatti, in questa condizione, un’acquisizione non sarebbe nemmeno praticabile, dal punto di vista tecnico. Lo stadio ha inoltre costi di gestione e manutenzione ingenti. Se a questo si aggiunge la freddezza del Torino nel voler accelerare i pachidermici processi burocratici, si ottiene un quadro nebuloso nel quale l’Olimpico resta uno dei (tanti) impianti sportivi di Torino dal futuro incerto. Difficile parlare di programmazione, anche sulle strutture, quando si naviga a vista.
S.L.
NAVIGARE A VISTA La mannaia che danza sopra la testa dell’ex Comunale è di 38 milioni di euro: la cifra dell’ipoteca che dal 2006 pende sull’area dell’impianto torinese. Mentre le ipoteche del Filadelfia sono state tolte nell’ultimo mandato di Chiamparino (sotto l’assessorato allo sport di Giuseppe Sbriglio), per l’Olimpico non è stata ancora avviata la macchina, che parte dall’avvocatura comunale per poi arrivare fino all’Agenzia delle Entrate. Un disagio non soltanto formale: a conti fatti, in questa condizione, un’acquisizione non sarebbe nemmeno praticabile, dal punto di vista tecnico. Lo stadio ha inoltre costi di gestione e manutenzione ingenti. Se a questo si aggiunge la freddezza del Torino nel voler accelerare i pachidermici processi burocratici, si ottiene un quadro nebuloso nel quale l’Olimpico resta uno dei (tanti) impianti sportivi di Torino dal futuro incerto. Difficile parlare di programmazione, anche sulle strutture, quando si naviga a vista.
S.L.
Nessun commento:
Posta un commento