martedì 15 giugno 2010

14/06/10 - L' ira al Fila. La Lega calcio ci ha traditi

Repubblica — pagina 1 sezione: TORINO

IL SOGNO è rimasto lì dentro: uno schermo piccolo piccolo, incastonato nello stadio in cui giocava il Grande Torino, in cui per 90 minuti hanno corso undici calciatori piccoli piccoli. Saranno stati una cinquantina di tifosi, tutti stretti attorno a una tele Sharp da 17 pollici con decoder digitale terrestre. Attorno, quel che resta del leggendario Filadelfia. Il dramma lo vivono così, in collegamento via etere con il Rigamonti (segno del destino anche questo: lo stadio intitolato a uno dei grandi di Superga) di Brescia. IN CITTÀ si era sparsa la voce di un maxischermo improvvisato, ma in realtà gli "angeli", che da qualche anno si curano del manto erboso che ispirò le goleade di quel magico undici scomparsoa Superga non sono riusciti a procurare nulla di "maxi". La partita dell' anno, quella per la serie A contro le Rondinelle, è diventato un esercizio di pura fede calcistica: polpacci tesi a scavalcare chi è davanti, ondeggiamenti di cervicale per dribblare la testa che ostacola la visuale, occhi serrati per distinguere il pallone. Pronti, partenza ed è panico. Schermo nero con scritta «ricerca segnale in corso». Basta un riavvio del decoder per far riapparire Rolando Bianchi, gli ultras esultano come se il Toro l' avesse buttata dentro. Si comincia, primi commenti tecnici: «Ma chi è quello, il fratello sfigato di Recoba?». Poi si fa sul serio, il Brescia ne sfiora due. L' anfiteatro granata attorno al televisore è teso come una corda di violino. Inizia a piovigginare ma non se ne accorge nessuno. Ci prova Salgado, senza fortuna: «Noooooo». Al 14' sta per cadere l' ombrellone che sovrasta lo schermino, ma il tifoso che guarda la partita di sbieco dimostra buoni riflessi e lo afferra al volo. Qualcuno arriva in ritardo, deve stare in ultima fila ma non vede niente, se ne va imbronciato. L' atmosfera si scalda, partono i cori, tanti riguardano i "Gobbi". «Gasbarroni, dài, non puoi perdere quella palla!!!», e invece l' ha persa, le Rondinelle sono ripartite, Possanzini l' ha messa all' incrocio. E' il gelo. Solo dopo mezzora ci si accorge che tira una brutta aria fredda. La fine del primo tempo se ne va in un sorso, i ragazzi combinano poco. Colantuono cambia, e pure gli "angeli". Spunta una seconda scrivania e il 17 pollici si sposta di un metro più in alto. L' espediente fa aumentare la capienza del Filadelfia, per il secondo tempo la Maratona improvvisata è composta da un centinaio di elementi. Si urla a squarcia gola, servono due gol, ancora 45 minuti di passione. Ne bastano una decina. Rigore per il Brescia. Gelo e imprecazioni mentre scorrono i replay. Invocano «Morello, Morello, Morello!». Ma il messaggio non arriva alle orecchie del portiere del Toro, distanti centinaia di chilometri. Due gol, è finita. Un paio di tifosi prendono a calci le lamiere che ricoprono i monconi del vecchio "Fila". «Questa partita l' avevano già decisa mercoledì in Lega Calcio, te lo dico io», sbraita un ultrà. Su uno degli ultimi pezzi di spalti rimasti in piedi qualcuno aveva messo un bandierone granata. È rimasto lì, ma non si vede più. Le tenebre ormai lo hanno avvolto mentre Arma segna. Il gol della bandiera. Inutile.
STEFANO PAROLA

Nessun commento:

Posta un commento