La Juventus è entrata ufficialmente in possesso della grande area della Continassa adiacente allo stadio, su cui sorgeranno campi di allenamento, sede della società, un albergo, un cinema, ecc. L’ area è stata sgomberata da una ventina di rom che occupavano abusivamente quegli spazi. Diritto di superficie per 99 anni, rinnovabile, al prezzo complessivo di 11,7 milioni (355 euro a metro quadro la superficie lorda di pavimento e 65 euro a metro quadro il diritto di superficie, così afferma la società bianconera). Per parte sua il Comune di Torino afferma che questo è un passaggio fondamentale per la riqualificazione di quel territorio.
Va tutto bene. Nulla da eccepire o da invidiare alla Juventus che ha saputo investire e credere nel realizzare un gioiello di stadio e tutto quanto ci sta intorno. Sorgono però alcune domande, credo lecite.
1) Perché l’ area occupata dai rom è stata sgomberata in quattro e quattrotto, mentre tanti altri campi abusivi sono presenti in città senza che nessuno muova un dito, nonostante le tante lamentele dei residenti?
2) Perché invece l’ area del Filadelfia continua ad essere lì, abbandonata fra le sterpaglie, e non si procede con uguale celerità?
3) Perché si usano in questa città due pesi e due misure? Domande retoriche, mi si dirà. Certo lo so.
La società Juventus ha creduto in quel progetto e ci ha investito tanti milioni, mentre il Toro di Cairo finora ha “promesso” soltanto un milione. Vorrei soltanto ricordare che al Filadelfia giocò il Grande Torino, non una squadra di calcio, ma uno dei simboli – insieme a Coppi e Bartali – della rinascita dell’ Italia dopo la guerra. Sono passate le Olimpiadi e i 150 anni dell’ Unità d’ Italia senza che si muovesse qualcosa per il Fila.
Adesso che per la Juve tutto è a posto, potremo sperare che accada qualcosa al Filadelfia?
http://ilpunto.unannoinpiemonte.com/?p=173
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Tra i commenti sul blog :
" Torino non si fa mancare nulla, nel bene e nel male, ha persino una favelas. Addirittura la più grande d’Europa! 1000/1200 persone accampate sulle sponde dello Stura, nel tratto compreso tra il ponte di strada Settimo e quello di corso Giulio Cesare. E’ un’inferno: non c’è acqua, luce, gas, servizi igienici. Nessun tipo di servizio. In compenso ci sono uomini, donne, vecchi e bambini, oltre a un bel numero di topi grossi e grassi. Sono convinta che se qualcuno di voi ci entrasse, rimarrebbe sgomento e penserebbe di essere in un’altra epoca..in un altro mondo. Chi può accettare passivamente l’idea che questa sia una realtà della nostra città? Penso nessuno. Ebbene, non solo è una realtà, ma esiste da ben 17 e sottolineo 17 anni! In tutto questo tempo, le amministrazioni che si sono susseguite, non hanno fatto nulla, anzi: hanno chiuso gli occhi (e anche il naso) e hanno lasciato che le povere baracche costruite con cartoni e pannelli di plastica recuperati tra gli scarti della nostra immondizia, aumentassero a dismisura fino a raggiungere le proporzioni attuali. Gli abitanti del quartiere sono disperati. I furti sono prassi quotidiana, senza contare il rischio di epidemie e l’inquinamento dovuto ai continui falò per liberare il rame dei cavi dalla plastica o semplicemente per eliminare l’immondizia. Da anni si sono riuniti in comitato e portano avanti una battaglia di legalità, dove hanno persino riguardo e attenzione per coloro che, pur abitando nella favelas, hanno la volontà di uscirne in modo onesto ma non ne hanno le possibilità economiche. Lunedì è passata in Consiglio comunale la delibera che LORO hanno redatto, contenenti le linee guida per lo smantellamento progressivo del campo abusivo. Avete capito bene…i cittadini spiegano al Comune cosa e come fare per risolvere il problema, fantastico vero? Lo stesso comitato, ha fatto in modo di tenere a bada i gruppi di abitanti che sarebbero entrati nel campo con le taniche di benzina…(vi ricorda qualcosa?) Ebbene, lo sgombero della Continassa non li ha resi felici. Lì è stato risolto tutto in un lampo, per loro sono passati 17 anni e ancora non hanno avuto un riscontro pratico: decine di riunioni, montagne di carte e di burocrazia ma nulla di più. La domanda sorge spontanea: la famiglia Elkann conta di più degli abitanti di Barca e Bertolla? A voi la risposta. "
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