La lettera di un lettore a proposito della ricostruzione dello stadio
Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo
Cari Fratelli
scrivo queste righe l'indomani il derby dello scempio perpetrato in maniera diversa da entrambe le entità, scempio di arroganza, assolutismo e maleducazione da parte dell'una (nella norma), scempio di assenza totale di granatismo e di follia se non di genio dell'altra (Noi).
Forse in virtù della notte insonne che ne è seguita trovo la forza morale di contrattaccare, quella che manca ai nostri giocatori per intenderci e mi trovo a scandagliare come un palombaro i fondali di questa debaclè non solo sportiva ed umana ma di valori ed a ricercarne le cause profonde.
Quì ora di fronte allo scempio, perlappunto, mi trovo a constatare l'avanzata imperterrita del qualunquismo che rotola nel baratro trascindando con se quelli che sono stati corrotti dallo stesso ed anche coloro che hanno un barlume di idea diversa ma non osano farsene carico.
In termini Toro questo si traduce nel fatto che se il Toro è una fede ed ha recuperato alcune delle sue liturgie e qualche chirichetto per strada, ha perso però lo Spirito originario, come un mantra vuoto recitato meccanicamente dove la messa risulta insipida e senza valore.
Lo spirito Toro: "credere l'impossibile sopra a tutto e sopratutto credere, in primis in se stessi esaltando la dignità umana e le sue migliori capacità di figli dell'Universo, credere ancora credere nelle infinite possibilità che l'essere umano sa trovare quando è sincero con se stesso e che nascono in un cuore libero e puro".
Rifiutare di credere, come un chiodo piantato nella mano sotto tortura psicologica, a chi ti colloca in una casella dove stare tranquilli, non credere a chi ti dice che se sei meno valente nel suo sistema di valori devi "stare muto"ma piuttosto urlare, strepitare e rivendicare libertà ed opportunità che questo sistema non offre.
Poi a bocce ferme in casa propria (il Filadelfia) : lavorare pazientemente per un mondo migliore noncurante delle derisioni di chi è già morto dentro , bensì felice dell'essere se stessi e dell'opportunità del " fare "offerta dal Universo.
Questa saggezza o "coscienza Toro" abita tutti gli angoli della Città, dai tempi dei tempi ed è nelle nostre mani, ora più che mai nelle nostre sole mani siccome l'unica forza del Toro, ed è bene che sia così, è la sua Gente.
Questa è storia.
Bene, cosa possiamo fare noi per rivedere un Toro? Per ridare un Toro alla Città dei Tori?
Insegnare Noi cosa è il Toro, perchè se è bene e pare vero che il Filadelfia rinascerà è anche vero che se queste mura resteranno inutili lastre di cemento intorno ad un cuore vuoto a nulla sarà servito il dramma, nulla si sarà capito e peggio ancora nulla si sarà fatto se non un deleterio monumento agli Eroi del passato, per seppellirli due volte, piuttosto che un Tempio vivo e pulsante della propagazione di un Credo vivo e vegeto.
Il Filadelfia rappresenta il cordone ombelicale che legava la Città alla sua Squadra ed è stato obrobriosamente lacerato, con un meticoloso ed ossessiva culto dell'orrore e dell'alienazione umana al pari dell'eradicazione di ogni soffio di libertà ed individualismo nobile in Torino e non a caso sono stati lasciati i monconi in piedi come esempio di battaglia persa e monito a chi osasse avere gioia in questa Città.
Ora stà a Noi: "ostetrici, infermieri, dottori, preti , fachiri, Guru granata" ristabilire il contatto: non c'è altra via di uscita.
E questo non può essere fatto con gesti plateali, estemporanei, buoni per una pagina presto ingiallita del quotidiano locale, non mi si fraintenda, ben vengano le marcie dei 50.000 e più ma quello di cui c'è bisogno è di un apporto : continuo, massiccio e personale di Amore, per sua propria natura poco gestibile o quantifcabile, affinchè questo possa materializzarsi nelle ricostruizione del Filadelfia ed affiancare i sentimenti ed i fantasmi buoni di cui quel quadrato urbano è intriso.
Bisogna ridare l'anima al Toro e solo noi possiamo farlo perchè bisogna ricucire lo strappo ma nessun ago, nessuna macchina da cucire singer sarebbe niente senza l'amore di una nonnetta che cuce e lavora come una formica nottetempo i guanti e la sciarpa per il suo nipotino.
Creare questo gesto "dal basso" per smentire la filosofia imperante così poco granata e poco naturale, dell'arrivo dall'alto bensi una forza più vicina alla terra ed al cuore dove il singolo sentimento, veda, tasti, palpi, respiri: riconoscenza, rispetto e dignità.
Sogno e propongo una cosa semplicissima e praticissima, come il Toro è: "che all'atto della ricostruzione del Filadelfia, una angolo, uno spicchio delle fondamenta della nuova antica struttura, magari in contatto tra i monconi ed i nuovi tronconi (come simbolo di battaglia vinta), sia destinata a ricevere e custodire personali e personalissimi omaggi per caricare di positività reale e fede questo luogo a Noi sacro".
E' una cosa semplice ed immensa al tempo stesso che non richiede grandi investimenti e per questo assente dal tabellone mentale di qualsiasi dirigente calcistico o politico attuale, quello che perlappunto manca al nostro povero Toro orfano di padri ed ignaro di avere un Anima.
Immaginate questa lenta, dolce e continua processione felice. Che accompagna la ricostruzione..:"un bambino che lancia una disegno dentro alle fondamenta del Filadelfia, un anziano che passa a dare un bacio ai campioni di ieri e lo accompagna con l'omaggio di un fiore rosso fuoco, una poesia, la nostra più bella cravatta od il più bel foulard se si è donne, chi porta una cartella esattoriale stracciata in segno di ribellione verso ogni sistema iniquo e costrittivo, una vecchia sciarpa del toro , un biglietto del derby del 3-2 o del 4-0 per Meroni, una foto antica dell'8-0 ai gobbi, la maglietta del Toro di quando si era bambini, la foto di Ferrini, un distintivo del TorinoSimbolo, un oggetto appartenuto a qualche parenteamico granata scomparso che avrebbe sicuramente amato partecipare, chi porta un martello sottratto sul luogo di lavoro per trasmettere un po' di sana cattiveria ai nostri, il mattone del vecchio Fila che custodisco gelosamente da anni in una scatola di legno prezioso in attesa di poterla riassemblare con le mura del nuovo...qualsiasi, qualsiasi gesto spontaneo d'amore che accompagni la ricostruzione.
Scrivo questo con la convinzione che il buon Dio ci ha fatti per brillare nella gioia ma fosse anche nel dolore e non per essere chiusi in una scatola come sacchi digestivi attaccati ad un supermercato.
Questa lenta processione non per un funerale ma per una nascita sarebbe un gesto immenso e piccolissimo che travalicherebbe le generazioni e le illusioni del tempo affinchè Il Tempio rieccheggi dell'eterno presente, ricco di linfa infinita ristabilito il contatto con l'Universo e con il Grande Torino.
Perchè se è vero che non essere come loro è già una vittoria è preferibile il poter essere nuovamente Noi stessi e tanto peggio, e meglio in generale, a chi questo fà paura.
Andrea Morè
scrivo queste righe l'indomani il derby dello scempio perpetrato in maniera diversa da entrambe le entità, scempio di arroganza, assolutismo e maleducazione da parte dell'una (nella norma), scempio di assenza totale di granatismo e di follia se non di genio dell'altra (Noi).
Forse in virtù della notte insonne che ne è seguita trovo la forza morale di contrattaccare, quella che manca ai nostri giocatori per intenderci e mi trovo a scandagliare come un palombaro i fondali di questa debaclè non solo sportiva ed umana ma di valori ed a ricercarne le cause profonde.
Quì ora di fronte allo scempio, perlappunto, mi trovo a constatare l'avanzata imperterrita del qualunquismo che rotola nel baratro trascindando con se quelli che sono stati corrotti dallo stesso ed anche coloro che hanno un barlume di idea diversa ma non osano farsene carico.
In termini Toro questo si traduce nel fatto che se il Toro è una fede ed ha recuperato alcune delle sue liturgie e qualche chirichetto per strada, ha perso però lo Spirito originario, come un mantra vuoto recitato meccanicamente dove la messa risulta insipida e senza valore.
Lo spirito Toro: "credere l'impossibile sopra a tutto e sopratutto credere, in primis in se stessi esaltando la dignità umana e le sue migliori capacità di figli dell'Universo, credere ancora credere nelle infinite possibilità che l'essere umano sa trovare quando è sincero con se stesso e che nascono in un cuore libero e puro".
Rifiutare di credere, come un chiodo piantato nella mano sotto tortura psicologica, a chi ti colloca in una casella dove stare tranquilli, non credere a chi ti dice che se sei meno valente nel suo sistema di valori devi "stare muto"ma piuttosto urlare, strepitare e rivendicare libertà ed opportunità che questo sistema non offre.
Poi a bocce ferme in casa propria (il Filadelfia) : lavorare pazientemente per un mondo migliore noncurante delle derisioni di chi è già morto dentro , bensì felice dell'essere se stessi e dell'opportunità del " fare "offerta dal Universo.
Questa saggezza o "coscienza Toro" abita tutti gli angoli della Città, dai tempi dei tempi ed è nelle nostre mani, ora più che mai nelle nostre sole mani siccome l'unica forza del Toro, ed è bene che sia così, è la sua Gente.
Questa è storia.
Bene, cosa possiamo fare noi per rivedere un Toro? Per ridare un Toro alla Città dei Tori?
Insegnare Noi cosa è il Toro, perchè se è bene e pare vero che il Filadelfia rinascerà è anche vero che se queste mura resteranno inutili lastre di cemento intorno ad un cuore vuoto a nulla sarà servito il dramma, nulla si sarà capito e peggio ancora nulla si sarà fatto se non un deleterio monumento agli Eroi del passato, per seppellirli due volte, piuttosto che un Tempio vivo e pulsante della propagazione di un Credo vivo e vegeto.
Il Filadelfia rappresenta il cordone ombelicale che legava la Città alla sua Squadra ed è stato obrobriosamente lacerato, con un meticoloso ed ossessiva culto dell'orrore e dell'alienazione umana al pari dell'eradicazione di ogni soffio di libertà ed individualismo nobile in Torino e non a caso sono stati lasciati i monconi in piedi come esempio di battaglia persa e monito a chi osasse avere gioia in questa Città.
Ora stà a Noi: "ostetrici, infermieri, dottori, preti , fachiri, Guru granata" ristabilire il contatto: non c'è altra via di uscita.
E questo non può essere fatto con gesti plateali, estemporanei, buoni per una pagina presto ingiallita del quotidiano locale, non mi si fraintenda, ben vengano le marcie dei 50.000 e più ma quello di cui c'è bisogno è di un apporto : continuo, massiccio e personale di Amore, per sua propria natura poco gestibile o quantifcabile, affinchè questo possa materializzarsi nelle ricostruizione del Filadelfia ed affiancare i sentimenti ed i fantasmi buoni di cui quel quadrato urbano è intriso.
Bisogna ridare l'anima al Toro e solo noi possiamo farlo perchè bisogna ricucire lo strappo ma nessun ago, nessuna macchina da cucire singer sarebbe niente senza l'amore di una nonnetta che cuce e lavora come una formica nottetempo i guanti e la sciarpa per il suo nipotino.
Creare questo gesto "dal basso" per smentire la filosofia imperante così poco granata e poco naturale, dell'arrivo dall'alto bensi una forza più vicina alla terra ed al cuore dove il singolo sentimento, veda, tasti, palpi, respiri: riconoscenza, rispetto e dignità.
Sogno e propongo una cosa semplicissima e praticissima, come il Toro è: "che all'atto della ricostruzione del Filadelfia, una angolo, uno spicchio delle fondamenta della nuova antica struttura, magari in contatto tra i monconi ed i nuovi tronconi (come simbolo di battaglia vinta), sia destinata a ricevere e custodire personali e personalissimi omaggi per caricare di positività reale e fede questo luogo a Noi sacro".
E' una cosa semplice ed immensa al tempo stesso che non richiede grandi investimenti e per questo assente dal tabellone mentale di qualsiasi dirigente calcistico o politico attuale, quello che perlappunto manca al nostro povero Toro orfano di padri ed ignaro di avere un Anima.
Immaginate questa lenta, dolce e continua processione felice. Che accompagna la ricostruzione..:"un bambino che lancia una disegno dentro alle fondamenta del Filadelfia, un anziano che passa a dare un bacio ai campioni di ieri e lo accompagna con l'omaggio di un fiore rosso fuoco, una poesia, la nostra più bella cravatta od il più bel foulard se si è donne, chi porta una cartella esattoriale stracciata in segno di ribellione verso ogni sistema iniquo e costrittivo, una vecchia sciarpa del toro , un biglietto del derby del 3-2 o del 4-0 per Meroni, una foto antica dell'8-0 ai gobbi, la maglietta del Toro di quando si era bambini, la foto di Ferrini, un distintivo del TorinoSimbolo, un oggetto appartenuto a qualche parenteamico granata scomparso che avrebbe sicuramente amato partecipare, chi porta un martello sottratto sul luogo di lavoro per trasmettere un po' di sana cattiveria ai nostri, il mattone del vecchio Fila che custodisco gelosamente da anni in una scatola di legno prezioso in attesa di poterla riassemblare con le mura del nuovo...qualsiasi, qualsiasi gesto spontaneo d'amore che accompagni la ricostruzione.
Scrivo questo con la convinzione che il buon Dio ci ha fatti per brillare nella gioia ma fosse anche nel dolore e non per essere chiusi in una scatola come sacchi digestivi attaccati ad un supermercato.
Questa lenta processione non per un funerale ma per una nascita sarebbe un gesto immenso e piccolissimo che travalicherebbe le generazioni e le illusioni del tempo affinchè Il Tempio rieccheggi dell'eterno presente, ricco di linfa infinita ristabilito il contatto con l'Universo e con il Grande Torino.
Perchè se è vero che non essere come loro è già una vittoria è preferibile il poter essere nuovamente Noi stessi e tanto peggio, e meglio in generale, a chi questo fà paura.
Andrea Morè
http://www.toro.it/press/view/889
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