C'è stato un tempo — neppure troppo lontano — in cui lo stadio «Filadelfia» era chiamato «la fossa dei leoni». Il pubblico seguiva le partite assiepato dietro la rete di recinzione a pochi metri dai giocatori, faceva sentire Usuo alito caldo sulle loro schiene, formava un blocco unico con la squadra. E la trasferta al «Filadelfia» era un incubo per qualsiasi altra società. «Il pubblico è il dodicesimo uomo della squadra granata», scrivevano i giornali. Già trasferendosi — come del resto era inevitabile — allo stadio comunale questo sodalizio squadra-tifosi ha incominicato a perdere compattezza, ora rischia di sgretolarsi del tutto perché proprio il pubblico più fedele vuole disertare lo stadio. «Ne abbiamo passate tante insieme, noi e la squadra», dicono malinconicamente vecchi tifosi che ogni giorno, anche se nel Campetto di allenamento ci sono solo pòchi ragazzi che fanno ginnastica agli ordini di Giorgio Puja, ciondolano sotto le vecchie gradinate del «Filadelfia». «Ci siamo tirati fuori dalla tragedia di Superga, abbiamo stretto i denti in serie B, tutti insieme abbiamo lottato per non ritornarci. Ma sempre impegnandoci alla morte, noi, i giocatori e la società. Non abbiamo protestato quando per fare gol si aspettavano i colpi di testa di Ferrarlo o Invernizzi che erano due centromediani e venivano fatti giocare centroavanti: i soldi non c'erano e bisognava accontentarsi. Ma adesso basta. Siamo stufi di essere presi in giro da una persona che fa il presidente per sentirsi qualcuno o, peggio ancora, per strani interessi personali, e da una società che lo giustifica in ogni situazione». La tifoseria granata ha sullo stomaco parecchie cose e ha deciso di tirarle fuori tutte. « Prendiamo le ultime campagne acquisti», dicono. «Abbiamo vinto lo scudetto — e per questo certamente non manchiamo di ringraziare Pianelli —con un libero che era uno scarto del Bologna. L'anno dopo, però, il buon Caporale ha incominciato a rendere un po' meno ed è esploso il problema del libero. In estate arriva Onofri, già fisicamente mal ridotto, e dopo poche partite si fa di nuovo male. L'anno dopo è la volta di Carrera e la storia si ripete. Quest'anno ce la raccontano con Van de Korput: è l'erede di Krol, ci dicono, e noi facciamo fìnta di crederci. Passano i mesi, Van de Korput rimane un mistero e Krol va a far vincere il Napoli. Basta. Siamo stufi. Non ci sono i soldi? E la sede nuova che cos'è, allora? Non sarebbe stato meglio pensare prima alla squadra che ai saloni con la moquette? Per una società com'è il Torino adesso bastavano... due stanzette sopra il campo "Filadelfia"». Anche le lamentele di Bonetto sulla scarsa affluenza di pubblico vengono nettamente contestate. «Quando abbiamo preso lo scudetto o l'anno dei 50 punti, il pubblico andava allo stadio», si accalorano gli «aficionados» del Filadelfia. «Ma non possono sperare che noi si continui a portare loro i nostri soldi per vedere spettacoli penosi come quelli che il Torino offre adesso. La squadra deve tornare quella di una volta: se Pianelli e gli altri dirigenti non ce la fanno se ne vadano»..
g. d. s.
Nessun commento:
Posta un commento