La storica bandiera granata: “I tifosi sono esasperati ma contestando si fa il gioco degli avversari”
“Meglio due feriti che un morto” raccontò in riferimento alla differenza tra una sconfitta ed un pareggio. Con la sua solita schiettezza, intrisa di amore per il suo Toro, Aldo Agroppi ha voluto dire la sua sul momento che vive la società e sullo sfogo recente di Papa Urbano.
Cairo nel suo monologo ha detto: “Un clima così negativo danneggia di sicuro la squadra a gioco lungo. La condizione psicologicamente, la distrae, la turba.” E’ la contestazione che rovina l’andamento sportivo del Toro o, caso mai, il contrario?
“ A parte che rientra tutto nella normalità, nel mondo del calcio quando i risultati non vengono i tifosi, o almeno quelli più esagitati, non è che accettano il verdetto del campo serenamente, tranquillamente. Il tifoso del Torino in realtà è esasperato da tutti questi anni di insuccessi, è normale tutto ciò visto con l’ottica del tifoso. Io da persona equilibrata dico che contestando si fa soltanto il gioco degli avversari , che non porta alcun vantaggio contestare la squadra e il presidente. Dunque se da una parte posso capire il tifoso, dall’altra dico, state boni perché soltanto con la serenità si può riemergere e salire in classifica. Se si contesta non è che aumenta la forza della squadra, anzi può darsi che si crei un clima di tensione che poi si ripercuote negativamente sul rendimento della squadra. “
Altra considerazione: “Il gruppo che mi attacca è sempre il solito, da un anno ormai: anche contro il Portogruaro ne ho contati 200 o poco più. Ho fatto un sondaggio mesi fa con il quale posso dimostrare che il 70% dei tifosi è con me.” Al di là delle cifre, il malumore è diffuso…
“Io ora chi siano i contestatori non lo so, ma immagino sia una buona parte della tifoseria granata. Sono senza dubbio più di 200 però voglio dire ai tifosi che questo non porta nessun contributo alla causa. Poi ammesso che Cairo abbia sbagliato molto, non lo fa volontariamente. Lui cerca ogni anno di fare una squadra forte, che possa tentare la scalata alla serie A e che ci possa rimanere. Spende anche molti quattrini, poi il fatto che non ci riesca e che faccia mosse sbagliate è un altro discorso. Ma nei suoi intendimenti c’è quello di metter su una squadra competitiva, poi non ci riesce. Capisco il tifoso passionale, ma chi vuol bene al Torino non può contestare, perché c’è la volontà di far bene. Cairo ha speso, ma ha speso male. Il punto è questo.”
“Ho provato a mettere in vendita la società, ma di acquirenti all’altezza non se ne sono presentati. Arrivasse qualcuno più ricco di me, mi farei da parte.” E’ tutta la verità?
“Su questo punto solo Cairo sa davvero come stiano i fatti. Io dico che oggi una persona che entra nel calcio è un pazzo scatenato, anche se ha tantissimi soldi. Cairo alla sua creatura ci tiene, è affezionato. Ma se non ha trovato acquirenti, allora giusto che rimanga lui. Ma ad una condizione: che faccia investimenti migliori e più mirati.”
“La gente mi dice, presidente riprovaci! Io ci sto mettendo l’anima e anche i soldi. E sto cercando di creare altre basi solide, come un nuovo centro sportivo tutto nostro. E poi il Fila che è nel mio cuore: se potrà rinascere magari ci porteremo la prima squadra.” Bisogna credere sul serio a questa politica dei “valori”?
“Sarebbe bellissimo se davvero il vivaio fosse al centro dei pensieri di Cairo. Sarebbe di più, quasi un sogno, perché ormai tutte le squadre di un certo blasone ne posseggono uno. Il Torino dove si allena oggi? Un centro vero e proprio sarebbe necessario per potere investire nel futuro. Se lui davvero dice di voler fare la cittadella, io sono perfettamente d’accordo.
Ma va fatta immediatamente, senza perder tempo. Sarei il primo a congratularmi con il presidente se ciò avvenisse sul serio. Per quanto riguarda il Filadelfia…mah c’è una canzone di Mina e di Alberto Lupo che si intitolava “Parole, parole, parole”. Direi che basta questo per dare un giudizio, mi sembra che fra tutti quanti, istituzioni e Torino calcio, ci siano state tante promesse. Noi continuiamo a vedere la zona del Filadelfia in quelle condizioni: per chi ama il Toro è ogni volta una fitta al cuore, è un'offesa alla storia del Grande Torino.”
Gabriele Cavallaro
“Meglio due feriti che un morto” raccontò in riferimento alla differenza tra una sconfitta ed un pareggio. Con la sua solita schiettezza, intrisa di amore per il suo Toro, Aldo Agroppi ha voluto dire la sua sul momento che vive la società e sullo sfogo recente di Papa Urbano.
Cairo nel suo monologo ha detto: “Un clima così negativo danneggia di sicuro la squadra a gioco lungo. La condizione psicologicamente, la distrae, la turba.” E’ la contestazione che rovina l’andamento sportivo del Toro o, caso mai, il contrario?
“ A parte che rientra tutto nella normalità, nel mondo del calcio quando i risultati non vengono i tifosi, o almeno quelli più esagitati, non è che accettano il verdetto del campo serenamente, tranquillamente. Il tifoso del Torino in realtà è esasperato da tutti questi anni di insuccessi, è normale tutto ciò visto con l’ottica del tifoso. Io da persona equilibrata dico che contestando si fa soltanto il gioco degli avversari , che non porta alcun vantaggio contestare la squadra e il presidente. Dunque se da una parte posso capire il tifoso, dall’altra dico, state boni perché soltanto con la serenità si può riemergere e salire in classifica. Se si contesta non è che aumenta la forza della squadra, anzi può darsi che si crei un clima di tensione che poi si ripercuote negativamente sul rendimento della squadra. “
Altra considerazione: “Il gruppo che mi attacca è sempre il solito, da un anno ormai: anche contro il Portogruaro ne ho contati 200 o poco più. Ho fatto un sondaggio mesi fa con il quale posso dimostrare che il 70% dei tifosi è con me.” Al di là delle cifre, il malumore è diffuso…
“Io ora chi siano i contestatori non lo so, ma immagino sia una buona parte della tifoseria granata. Sono senza dubbio più di 200 però voglio dire ai tifosi che questo non porta nessun contributo alla causa. Poi ammesso che Cairo abbia sbagliato molto, non lo fa volontariamente. Lui cerca ogni anno di fare una squadra forte, che possa tentare la scalata alla serie A e che ci possa rimanere. Spende anche molti quattrini, poi il fatto che non ci riesca e che faccia mosse sbagliate è un altro discorso. Ma nei suoi intendimenti c’è quello di metter su una squadra competitiva, poi non ci riesce. Capisco il tifoso passionale, ma chi vuol bene al Torino non può contestare, perché c’è la volontà di far bene. Cairo ha speso, ma ha speso male. Il punto è questo.”
“Ho provato a mettere in vendita la società, ma di acquirenti all’altezza non se ne sono presentati. Arrivasse qualcuno più ricco di me, mi farei da parte.” E’ tutta la verità?
“Su questo punto solo Cairo sa davvero come stiano i fatti. Io dico che oggi una persona che entra nel calcio è un pazzo scatenato, anche se ha tantissimi soldi. Cairo alla sua creatura ci tiene, è affezionato. Ma se non ha trovato acquirenti, allora giusto che rimanga lui. Ma ad una condizione: che faccia investimenti migliori e più mirati.”
“La gente mi dice, presidente riprovaci! Io ci sto mettendo l’anima e anche i soldi. E sto cercando di creare altre basi solide, come un nuovo centro sportivo tutto nostro. E poi il Fila che è nel mio cuore: se potrà rinascere magari ci porteremo la prima squadra.” Bisogna credere sul serio a questa politica dei “valori”?
“Sarebbe bellissimo se davvero il vivaio fosse al centro dei pensieri di Cairo. Sarebbe di più, quasi un sogno, perché ormai tutte le squadre di un certo blasone ne posseggono uno. Il Torino dove si allena oggi? Un centro vero e proprio sarebbe necessario per potere investire nel futuro. Se lui davvero dice di voler fare la cittadella, io sono perfettamente d’accordo.
Ma va fatta immediatamente, senza perder tempo. Sarei il primo a congratularmi con il presidente se ciò avvenisse sul serio. Per quanto riguarda il Filadelfia…mah c’è una canzone di Mina e di Alberto Lupo che si intitolava “Parole, parole, parole”. Direi che basta questo per dare un giudizio, mi sembra che fra tutti quanti, istituzioni e Torino calcio, ci siano state tante promesse. Noi continuiamo a vedere la zona del Filadelfia in quelle condizioni: per chi ama il Toro è ogni volta una fitta al cuore, è un'offesa alla storia del Grande Torino.”
Gabriele Cavallaro
Nella foto Aldo Agroppi, storica bandiera granata (Foto: LaPresse)
Nessun commento:
Posta un commento