16 anni fa la Città di Torino compiva uno scempio cui non ha ancora posto rimedio
Fiumi di parole, sui giornali, specie quando si avvicinano le elezioni. Oceani di silenzio, dal giorno seguente e fino a quelle successive.
E fiumi di persone: per le strade e nelle piazze, per urlare la richiesta popolare meno ascoltata di ogni tempo. E mucchi di cavilli, di "però", di distinguo. Di prese per il culo.
Da quel 18 luglio di 16 anni fa, giorno caldo e soleggiato il cui ricordo é invece di ghiaccio, questa é l'acqua che é passata sotto i ponti, e sotto i moncherini delle tribune che furono. Da quando una prima ruspa varcò i cancelli tutt'ora in piedi e tutt'ora splendenti dello Stadio Filadelfia, e montò sui gradoni senza un apparente senso logico: dava le spalle al campo. Non era mai accaduto, su quegli spalti: tutti avevano sempre avuto gli occhi fisso sul rettangolo di erba, prima, durante e dopo il Grande Torino;
c'era sempre e comunque stato un Toro, cui rivolgere lo sguardo. Quella invece se ne fregò, si girò mostrando la scritta "Fiat" stampata sul culo, e abbatté il maglio sul cemento, sotto gli sguardi dei presenti.
Dei pochi presenti. Molto pochi.
In tanti oggi si fanno una colpa per quell'assenza, in primis chi scrive. Probabile che, se fosse stato diffuso internet come lo é oggi, una mobilitazione sarebbe sorta spontanea e in capo e poche ore avrebbe impedito fisicamente che il tifosissimo Novelli commettesse l'assassinio: avremmo avuto - con rispetto parlando - una Tienanmen granata, con molte più persone rispetto allo sconosciuto studente a frapporsi fra i mostri ed il Tempio.
Ma così non é stato; parecchi, fra quelli che quel giorno non c'erano, han cercato di espiare scendendo in strada in tutti gli anni a seguire, spingendo a forza un ipermercato qualche decina di metri più in là, alcuni curando i miseri resti con amore materno e sudore abbondante, e gridando, chiedendo quanto é giusto e quanto é loro. L'arroganza di un potere che non deve spiegazioni, ma non solo: che non é tenuto a mantenere quanto promesso e scritto, prende forma fisica in quell'appezzamento di terra. Un vanto da esibire per qualunque città al mondo, meno per quella che ce l'ha, la quale anzi lo occulta agli occhi dei turisti. Perché sa di doversi vergognare. Lo sa eccome.
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I giorni sono 5844, le ore 140.256, i minuti 8.415.360.
Giriamola come vogliamo, quel che resta è la vergogna, una vergogna chiamata Filadelfia.
Lo stadio degli Invincibili venne abbattuto venerdì 18 luglio 1997, esattamente sedici anni fa....
Quel giorno una ruspa mordeva le tribune che avevano visto tutto mentre poco più in là le autorità promettevano (la ricostruzione immediata) e mangiavano (panini e snack).
Una immagine simbolicamente devastante, quella dei rappresentanti delle istituzioni di ieri e di oggi che - promettendo e mangiando, ieri come oggi - hanno svergognato loro stessi prim’ancora dello stadio.
Ma proprio grazie a quella “vergogna marcia”, proprio nel giorno in cui venne abbattuto, lo stadio Filadelfia divenne invulnerabile. Perché, oggi, nel cuore dei tifosi il Filadelfia scintilla più splendente che mai.
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LA MEMORIA, LA STORIA, LA LEGGENDA NON SI CANCELLA !
IL 18 LUGLIO 1997…una delle date più Funeste della storia GRANATA!...16 anni fa iniziavano i Lavori di Demolizione del CAMPO TORINO, lo stadio che tutti noi chiamiamo FILADELFIA.
Il TORO fu la prima squadra Italiana che possedeva uno Stadio di Proprietà, quindi, il supermercato in periferia dei Non-Colorati, non ha effettivamente nessun pregio in tal senso, semmai è il secondo nella storia del Calcio Italiano.
La struttura costruita nel 1926 dal Conte Enrico Marone di Cinzano, a quei tempi Presidente Granata, lui creò la Società Civile Campo Torino, con quote versate a fondo perduto, l' obiettivo era di acquistare l'area e costruirvi uno stadio con annesso campo di allenamento, il terreno, in quel periodo, era in periferia, venne scelto per il basso costo dell'area.
Il 24 marzo 1926 viene fatta richiesta di concessione edilizia presso il comune e, dopo l'accettazione, i lavori vengono affidati all'ingegnere Miro Gamba, docente del Politecnico di Torino, la costruzione venne seguita dal commendator Riccardo Filippa, i lavori durarono 5 mesi, il costo della realizzazione fu poco meno di due milioni e mezzo di lire.
L'inaugurazione dell'impianto avvenne il 17 ottobre 1926, per l'occasione, si svolse una partita amichevole tra il Torino e la Fortitudo Roma, presenti come pubblico 15.000 spettatori, il Match finì 4-0 per il Toro, prima della gara il campo ricevette la benedizione dell'allora Arcivescovo di Torino, Monsignor Gamba, presenti alla gara, oltre al Conte Marone di Cinzano, vi erano il Principe ereditario Umberto II e la Principessa Maria Adelaide.
Inutile dire che quello stadio vide le gesta Leggendarie del Grande Torino e di molti altri Campioni Granata, Ferrini, Meroni, Pulici , Junior ecc...tutti accompagnati dai grandissimi allenatori della nostra Storia, Ernő Erbstein, Giagnoni, Radice, Mondonico, ma quelle mura videro anche personaggi del Tifo Granata entrati nella Leggenda, uno su tutti,il tifoso trombettista Bolmida, colui che suonava la CARICA!
Sempre in quello stadio, si sedettero nella Tribuna di Legno, i grandissimi Presidenti del TORO, Ferruccio Novo e Pianelli, indimenticabili cuori pulsanti di cosa significava vestire la maglia Granata, il primo specialmente ammirò, con i suoi occhi su quel rettangolo, gesta entrate nella storia del calcio e nel mondo dei Record, qui i Granata vinsero sei dei loro sette Scudetti, a cui va aggiunto anche quello revocato del 1927, sempre qui,in questa struttura, il TORO è rimasto imbattuto per sei anni, 100 gare consecutive, dal 17 gennaio 1943 alla tragedia di Superga, compreso il famoso 10-0 ai danni dell'Alessandria che, ancora oggi è il record per una gara di Serie A.
Su quel rettangolo verde, si è Gioito, Pianto, Sognato, si è versato Sudore, Sangue e Passione di una città che da sempre è di gran lunga a tinte Granata, bambini come il sottoscritto, dentro quelle mura hanno sentito i vecchi narrare la storia del TORO, mentre si attendeva l'allenamento dei Ragazzi, hanno giocato nel cortiletto che divideva il capo d'allenamento e quello di gioco, hanno visto e annusato come era l'aria della famiglia Granata, l’essere Fieri di TIFARE TORO, ed ora, da 16 anni, hanno l'anima offesa, perchè una struttura come quella, con richiami architettonici in pieno stile Liberty, uno Stadio che si può Definire, senza dubbio alcuno, il PADRE di tutti gli Stadi Inglesi o Moderni, non doveva tassativamente essere demolito,dire che, 16 anni fa accadde una cosa Vergognosa, Abominevole, uno Scempio alla Storia, una infinita infamia o,…qualsiasi altro dispregiativo vocabolo, è altamente eufemistico.
Ora si dice che presto si ricostruirà, forse, dopo anni di lotte, manifestazioni, cortei e discussioni, qualcuno si è messo una mano sulla coscienza, sempre che effettivamente ne abbia una, la cosa certa è che, da 16 anni, questa ferita al CUORE GRANATA continua a sanguinare e chiede Giustizia…quando esisterà il Nuovo Filadelfia il Popolo del Toro tornerà a riavere la sua casa, anche se diversa da quello che era, ma certamente, la cicatrice su questa data di 16 anni fa e i suoi colpevoli primari, rimarranno indelebili per tutti coloro che hanno il TORO nel CUORE, un cuore che continua a Pulsare di Passione e che mai smetterà, incitato dal grido di FORZA VECCHIO CUORE GRANATA!
Jack Bull (F.M.)