sabato 25 agosto 2012

23/08/12 - IL CORPO MORTO DEL FILADELFIA E CIO’ CHE RESTA

 
Il blog futbologia riceve e pubblica un fotoracconto sullo Stadio Filadelfia, o Campo Torino, un ex stadio di Torino, ormai in disuso e semi-abbandonato. Prende il nome dalla via sulla quale è edificato. Ha ospitato per oltre un trentennio, dal 1926 al 1963, le partite casalinghe del Torino Calcio
fonte: http://blog.futbologia.org/2012/08/21/il-corpo-morto-del-filadelfia-e-cio-che-resta/
 
La tribuna del vecchio Stadio Filadelfia di Torino
 
Di solito nelle città i luoghi di interesse storico sono indicati da una apposita segnaletica lungo le strade principali. Per raggiungere il vecchio stadio del Torino non vedo nessuna targa, nessuna indicazione.
Il museo della Sindone, ad esempio, è ben indicato. Il Filadelfia no, perché? Percorro in bicicletta via Madama Cristina, c.so Bramante e via Giordano Bruno. Forse non è il percorso migliore, ma è uno dei possibili. In giro c’è poca gente, è la prima settimana di Agosto, ci sono circa 30° e siamo a metà mattina. Mi fermo a fotografare una bici legata alla fermata del tram, ha il cerchione della ruota anteriore piegato.
Arrivo in via Giordano Bruno, in testa girano un po’ di pensieri: come farò a entrare? A chi chiedo, al bar di fronte allo stadio? O forse è meglio chiedere al Signor Vincenzo, il ciabattino? Va bè dai, al massimo il Filadelfia lo fotograferò da fuori.
Faccio il giro dello stadio in senso antiorario: via Spano, via Tunisi, via Filadelfia, poi torno in via Bruno.
Il corpo morto del Filadelfia è rinchiuso all’interno di una recinzione da cantiere, alta un paio di metri o poco più. Oltre questa però non c’è nessun cantiere, la vegetazione cresce rigogliosa. Il campo d’allenamento su via Tunisi è un boschetto.
Il recinto che hanno tirato su dopo l’abbattimento dell’intera struttura nel 1997 non è sufficiente a trattenerne la tristezza. Non isola, non protegge, non nasconde. La recinzione non fa nulla se non sottolineare che lì c’è un luogo in rovina.
Se fosse intervenuto
Christo e l’avesse impacchettato per bene nel 1997, forse una rinascita del Filadelfia ci sarebbe stata davvero. Forse.
I negozi sono tutti chiusi, chiuso il bar dove contavo di raccogliere un po’ di aneddoti e magari le chiavi per entrare. Mi dovrò arrangiare.
Lego la bicicletta all’angolo di via G. Bruno con via Spano, poche persone intorno. Comincio a scattare un po’ di foto, i resti dello stadio si distinguono appena tra la vegetazione. Gli alberi e gli arbusti sono sensibilmente più alti e folti dell’ultima volta che ho lavorato in questa zona.
Il bordo della lamiera è tagliente, ho in tasca un fazzoletto di cotone e lo uso per proteggere il palmo della mano. Metto un piede sul basamento in cemento e riesco a ficcare la punta delle scarpe sotto la lamiera. Ho un appoggio di un paio di centimetri e grazie al fazzoletto riesco a tirarmi su. Con la mano libera comincio a scattare un po’ di foto.
Fotografo le more, le porte, gli alberi e il cemento marcio delle gradinate. In alcuni punti la prima recinzione è stata divelta, potrei infilarmi dentro e provare a entrare nel campo. Ma per far cosa? Non ho portato neppure il pallone. Mi chiedo cosa potrebbe vedere un turista calciofilo. Dei resti mal conservati, pochi denti cariati in una bocca vuota. Passo un’ora a scattare fotografie.
Un postino ferma la sua moto a un paio di metri da me:
– Che dici, lo rimettono a posto? Sarebbe bello. E te lo dice uno juventino.
Inforco la bicicletta, faccio un ultimo giro cercando di trovare qualcos’altro da fotografare, un segno di vita all’interno di quel posto che sembra essere condannato. Gli spalti non esistono più, niente tribune, niente parterre, ma al centro l’erba del campo è tagliata e le porte sembrano essere in buone condizioni. Qualcuno mantiene in buone condizioni il rettangolo da gioco. Questo è ciò che resta. Quello che continuavo a cercare, pur avendolo davanti all’obiettivo della macchina fotografica.
 
- Disponibile in download il PDF ad alta risoluzione de Il corpo morto del filadelfia con tutte le foto. -

Scritto e fotografato da Luigi Chiarella  aka Yamunin
 
 
 



 






 








 
http://dallapartedeltorto.tk/2012/08/23/il-corpo-morto-del-filadelfia-e-cio-che-resta/

lunedì 20 agosto 2012

13/08/12 - Filadelfia, mistero sui soldi di Cairo

L’intervista a Mondonico ha riaperto il dibattito

Il Comune aveva chiesto al club granata di rivelare l’entità dell’investimento: la risposta non è arrivata

TORINO. «Questo deve essere l’anno della svolta - diceva Mondonico l’altro giorno nell’intervista pubblicata su queste colonne -. Il primo comandamento del credo granata deve essere uno solo: l’inizio dei lavori per la ricostruzione del Filadelfia. Se davvero Cairo facesse partire il progetto, allora sì che i tifosi granata potrebbero anche accettare di buon grado un’annata volta a centrare soltanto la salvezza. Investire sul Filadelfia avrebbe un valore molto più alto che non decidere di comprare un giocatore piuttosto che un altro. Ripartire dal Filadelfia significherebbe pianificare il futuro, individuando un nuovo fulcro, il fulcro intorno al quale dovrà ruotare l’universo del Toro. Ci credo e ci spero nel nuovo Filadelfia». Parole forti, parole sante. Parole che hanno riacceso il dibattito. Tanto più in un periodo in cui, complici le ferie estive, le istituzioni hanno nei fatti evitato di compiere ulteriori accelerazioni sulla strada che deve portare alla nascita di un centro sportivo per gli allenamenti del Torino. Dove eravamo rimasti? La domanda ne chiama altre due. «Quanti soldi metterà il Torino? Quanti soldi investirà Cairo?». Il presidente del CdA della Fondazione Filadelfia, Chiabrera , negli ultimi mesi ha posto ripetutamente questi quesiti al rappresentante del club granata: Ferrauto , consigliere di Cairo. L’opinione pubblica attende, come attende Chiabrera, fino a prova contraria. E il Comune. E la Regione. E le associazioni dei tifosi presenti al tavolo del Fila. Il Comune ha messo a bilancio 3.674.000 euro, suddivisi in tranche fino al 2014. La Regione ha preannunciato l’intenzione di investire la medesima cifra, sottoscrivendo un mutuo (probabilmente col Credito sportivo). E il Torino? Non si sa. Ufficiosamente il club aspetta di valutare un progetto il più possibile vicino a quello finale per comunicare l’entità dei possibili investimenti. E Cairo, negli ultimi anni, non ha mai più fatto riferimenti a quella celebre promessa del suo primo periodo in granata: «Investirò nel Fila gli stessi soldi del Comune».
M.BON.

domenica 12 agosto 2012

12/08/12 - Mondonico: «Decidere su Bianchi e rifare subito il Fila»

L’INTERVISTAMONDONICO «Occorre chiarezza sul destino del capitano Ma il primo comandamento di quest’anno riguarda il Filadelfia»
Mi aspetto normalità, ovvero il Toro nella parte sinistra della classifica. Si può accettare di lottare per la salvezza solo se iniziano i lavori della casa granata
Tutte le squadre girano attorno a giocatori cardine e il bomber lo è per Ventura. Cerci? Un grande, da gestire come Balotelli e il Lentini dei miei tempi
 MARCO BO

TORINO. Dalla sua cascina di Rivolta D’Adda, un’oasi dove i telefonini vengono magicamente dimenticati in ogni dove perché stravince il piacere di parlarsi guardandosi in faccia, Emiliano Mondonico si gode una giornata di relax sotto il sole con gli amici fiorentini del club viola Settebello di cui fa parte. Salami, vino, battute e uno juventino intruso che finisce amichevolmente nella piscina montabile. Viola e granata sono i colori del Mondo che dopo essersi reimpossessato del cellulare accetta con entusiasmo di parlare del Toro.
 Mondonico, ha già visto quest’anno i granata all’opera in televisione?
«No, ho visto qualcosa di Supercoppa “cinese” ma niente di più. Sono per le partite ufficiali, le amichevoli non contano molto anche se Galliani se l’è presa con Allegri dicendogli che non si possono fare tutti quei cambi col Real. Io dico che è vero ma pure Allegri avrà avuto le sue ragioni se l’ha fatto».
 Cosa pensa del Torino che il presidente Cairo sta allestendo per la stagione ormai imminente?
«Io dico che sul fronte mercato si deve fare chiarezza innanzitutto su Bianchi. Una squadra deve girare intorno ad alcuni uomini cardine e Bianchi può essere uno di questi. Quindi è giusto che si decida fino in fondo cosa fare con il centravanti e poi muoversi di conseguenza. Si può anche decidere di tenerlo senza allungargli il contratto. L’importante è essere chiari, poi è evidente che nel gioco delle parti ognuno tira l’acqua al proprio mulino».
 Ma cosa si aspetta dal Torino per questo campionato?
«Io mi aspetto e auspico normalità, ovvero vedere il Toro nella parte sinistra della classifica. Anche se arriva dal salto di categoria non si può pensare a un Toro che gioca per salvarsi: questa non sarebbe la normalità. A patto che....»
 A patto che...
«A patto che non avvenga ciò che deve avvenire. Questo deve essere l’anno della svolta. Il primo comandamento del credo granata deve essere uno solo: l’inizio dei lavori per la ricostruzione del Filadelfia. Se davvero il presidente facesse partire il progetto allora sì che i tifosi granata potrebbero anche accettare di buon grado un’annata volta a centrare la salvezza. Investire sul Filadelfia avrebbe un valore molto più alto che non decidere di comprare un giocatore piuttosto che un altro. Ripartire dal Filadelfia significherebbe pianificare il futuro, individuando un nuovo fulcro, il fulcro intorno al quale dovrà ruotare l’universo del Toro. Ci credo e ci spero nel nuovo Filadelfia».  Torniamo al Torino inteso come squadra. Cairo ha promesso almeno ancora 4 rinforzi. Quanto ha bisogno questa squadra di innesti di qualità?
«No, diciamo una cosa molto semplice: tutte le squadre se si muovono sul mercato possono migliorare il proprio tasso tecnico a meno che non si parli del Barcellona...».
 A proposito di qualità, Ventura non vede l’ora di avere Cerci. Lei cosa ne pensa del viola?
«Si tratta di un ragazzo con una prospettiva incredibile anche se è reduce da una annata confusa in cui ha dimostrato grandissima qualità e qualche problema di gestione. Bisogna capire e sapere se queste problematiche possono essere incanalate. Ventura lo ha già avuto e se è vero che lo cerca significa che sa perfettamente come sfruttare al meglio il suo potenziale. Il calcio è pieno di queste storie. Io mi trovavo a meraviglia nel gestire gente particolare come Lentini e Vieri, chissà perchè... E’ invece più recente l’esempio di Prandelli che ha saputo ottenere il massimo da uno come Balotelli».
 Ultima domanda, ancora relativa a Ventura. Cosa pensa del fatto che sia l’unico tecnico che in A si affiderà al 4-2-4?
«No, ragazzi, non ci sto. Non parliamo di numeri e moduli che lasciano il tempo che trovano. In serie B quando ho visto giocare l’anno scorso il Toro i primi difensori erano Bianchi e Sgrigna che non permettavano ai centrali o al regista basso di impostare con calma. Da lontano avverto positività per questa annata granata. Sarebbe un peccato disperderla anche perché il Toro è una squadra che può dare il massimo soprattutto se avverte la giusta energia».
Foto: Emiliano Mondonico: una coppa Italia e una finale Uefa col Toro